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11 ottobre, 2016

La Flora Lagunare





Il libretto pubblicato su issu è roba mia.

Un piccolo ripasso della situazione della Flora della Laguna di Grado, utilizzando uno strumento a dir poco originale e sempre valido: 
 La tesi di laurea del Professor Giovanni Rumici scritta 70 anni fa.

Dal punto di vista floristico e della vegetazione, trascurando l'ambiente acqueo superficiale e profondo, si può notare nelle velme una vegetazione essenzialmente algale dove, a seconda delle stagioni, si mettono in evidenza varie macroalghe,tra cui più evidenti le rosse Gracilarie, le verdi filamentose Enteromorfe e le larghe lamineverdi della Lattuga di mare (Ulva Lactuca) e, abbarbicate sui pietroni posti a difesa degli argini, leramificazioni digitiformi dei Fucus. 
Affiorano anche in questo ambiente le forme più piccole di piante fanerogame con foglie nastriformi (che in dialetto locale sono chiamate "aleghe") dei generi Cymodocea, Ruppia e Zostera. Di quest'ultima le specie di statura maggiore, assieme alle Posidonie, caratterizzano i fondali sabbiosi di mare aperto, formando praterie (molere), pascolo dei "gui" (Gobius sp.) di stelle marine, di molluschi e di piccoli crostacei.
Nelle barene e nelle barene secche possiamo trovare una vegetazione di piante di modesto aspetto, essenzialmente alofile, senza foglie o con foglie ridotte e quasi spiniformi, coi fusticini acquoso carnosi capaci di riserve d'acqua per resistere a sbalzi di umidità e di salinità. Troviamo quì principalmente la Salicornia fruticosa e lo Artrocnemum glaucum, le Salsole (dalle cui ceneri si dice che anticamente si ricavava la soda per l'industria del vetro), alcune Cyperacee e Juncacee a cespi con foglie aghiformi lunghe parecchi decimetri e terminanti con una punta acuminata. Ancora troviamo delle praterie semisommerse di Graminacee secche, dure,giallastre che solo nel fulgore della vegetazione arrivano ad assumere un colore verde tenue: la Spartina Stricta e, dove le acque sono più dolci, la canna di palude (Arundo
Phragmites) che risale lungo le rive dei canali e dei lenti fiumi e della quale da secoli si sono serviti i graisani per la copertura (altamente coibentante) dei loro "casoni".
Qua e là nelle zone meno frequentemente inondate e a seconda delle stagioni troviamo le
macchie gialle delle Inule o azzurre di varie specie di Astri.
La Laguna, oltre a dare alimento animale (pesci, molluschi, crostacei e cacciagione da penna e da pelo) ha dato all'uomo diverse essenze vegetali di varia utilità. Oltre alla già citata canna si trovano sui "tapi alti" e sugli argini sporadici grossi ciuffi di canna gentile o comune (Arundo Donax) che in seguito a coltura intensiva nell'entroterra, per lungo tempo ha fornito la cellulosa agli impianti di Torviscosa.
In primavera si raccolgono sugli argini le "erbete" (Beta sp.) gradevolissime da consumarsi lessate in insalata, in frittata con le uova o in tegame con gli spinaci; gli spinaci selvatici (Atriplex sp. Pl), igiovani turioni delle "Sparisine" (Asparagus officinalis) e dell' Asparagus Acutifolius (sparisi despinada) e le giovani cime degli "s'ciopeti" (Silene Cucubalus). 
Notiamo almeno due piante medicinali, contemplate in diverse farmacopee: l'Assenzio ("apisinsio": Artemisia Absinthium)e il"Santonego" (A. coerulescens) dal quale si ottiene una tisana amara con proprietà toniche, febbrifughe,astringenti e vermifughe, e il cui estratto alcoolico (unrametto in una bottiglia di grappa) è un piacevole e gustoso amaro-digestivo. 
Non bisogna dimenticare l'onnipresente "fior de tapo" (Statice Limonium), pianta con rosetta di foglie basali (da non strappare !) con numerosi scapi ramosi portanti
spighette di fiorellini bianco-azzurro-violetti, che raccoltiin numero non superiore a dieci perpersona possono conservarsi per mesi allostato secco ed entrare in simpatiche composizioni.
Giovanni Rumici
 

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