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09 ottobre, 2016

Musei, sogni irrealizzati



Il nostro, a Grado, è un mondo di favole e sogni irrealizzati.
Tra la varie cose che potrebbero portare un grande valore aggiunto culturale e serio supporto turistico oltre all' ormai triste  Museo del Mare che sta arrivando al trentennio di promesse mai mantenute, un ' altra favola triste è il presunto costruendo  museo del Duomo di Grado.

Queste sono le favole a cui ormai credo possiamo aggiungere le Nuove Terme, ma il Tesoro del Duomo esiste come esistono i reperti della Iulia Felix, ma la possibilità di poterli ammirare resta lassù nel Cloud (Nuvola) dei sogni.



Vediamo comunque le origini del Tesoro del Duomo custodito gelosamente da generazioni di Parroci, uno (Don Sebastiano Tognon) pur di nasconderlo ne ha negato la visione al Re d' Italia facendosi imprigionare.

  Il   Tesoro del Duomo di Grado è una raccolta straordinaria di reperti che vanno dalle capselle in oro dei Santi Canziani con il loro contenuto di lamine d'oro, la reliquia della S.Croce donata da Eraclio assieme alla cattedra di S. Marco, la Stauroteca Bizantina, l'Evangelario del X/XI sec, la Coperta dell'Evangelario in argento del XIII sec, la cassa reliquiario dei SS. Patroni, la pala d'oro del 1372, il reliquiario del braccio di San Pietro d'Alessandria  accanto a calici, ostensori, turiboli e navicelle tardo rinascimentali, paramenti sacri per le grandi manifestazioni liturgiche.

Tutto questo è stato gelosamente custodito per 1500 anni.



L'origine del tesoro  si fa risalire al 568 e si può ricondurre ad un evento decisivo, il Patriarca Paolo fece pianta stabile a Grado rinnegando Aquileia minacciata dai Longobardi portandosi dietro le reliquie dei santi e soprattutto quando nel 606 il Patriarcato si spaccò in due metà fieramente contrapposte e sarà proprio sul possesso del tesoro oltre che sul diritto al titolo di Patriarca che s'inasprirà il conflitto secolare tra le chiese consanguinee di Grado e Aquileia. 

Le notizie sulle reliquie della S.Croce sono del tardo rinascimento quando alcuni eruditi tradussero le lettere di Eraclio Imperatore di Costantinopoli, in particolare uno storico udinese Giovanni Candido; queste le sue parole:
"mandò Eraclio Imperatore la sedia di S.Marco che egli havea usato ad Alessandria, acciochè vicino al corpo de Hermagora la riponesse. Noi l' abbiamo veduta ne la chiesa di Grado striata e d' avorio lavorata, e buona parte della Croce del Salvatore".

La Sedia di S. Marco sappiamo che è finita a Venezia in Basilica lasciandoci qui in Duomo una misera copia, ma la venerata Reliquia della Croce viene portata in Processione la sera del Venerdì Santo per le strade di Grado inserita in un pesante ostensorio argenteo costruito a Udine da un orafo friulano.



(Notizie tratte dal libro di Ezio Marocco)
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