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13 ottobre, 2016

Ombre di malinconie e stanchezze




Non   tengo neanche più il conto, in questo ultimo mese, di quante volte ho aperto un documento e ho iniziato a scrivere, per poi, dopo poche righe, buttare tutto via con un delete; o di quante volte al giorno l’ho setacciato, il web, alla ricerca di quella notiziola sfiziosa, di quella polemicuccia magari anche frou frou che un tempo solleticava subito la malizia e faceva partire il post in automatico. 

Giro e giro, e al massimo ne tiro fuori uno sbadiglio. Ma cazzo, che dovrei raccontare?

Alla millesima volta che ti ritrovi davanti la stessa idiozia espressa in forma appena appena diversa da quanto accaduto il mese prima, e da quanto accadrà il mese successivo, dici no, basta, ma chi me lo fa fare, adesso prendo e vado a fare una passeggiata per conto mio, vado in un bar a farmi uno spritz, mi dedico al décupage. 

Qualsiasi cosa, pur di evitarmi questo immenso strazio, questa noia infinita.

L’idea di riuscire a fornire tramite il blog contenuti originali è bella, è piena di entusiasmo. 

Ma la stanchezza, almeno nel mio caso, nasce proprio dall’impossibilità di trovarne od immaginarne in una società che di originale non sembra avere più niente, assomiglia sempre più ad una palude popolata di fantasmi che si sbracciano nell’illusione di essere ancora vivi. 

Una società fatta ormai di copie di riassunti in cui persino i mascalzoni e le loro mascalzonate non hanno alcuna intrinseca grandezza, ma solo il tanfo di stantio che si portano dietro i meschini nelle epoche di penosa decadenza. 

Siamo in tempi in cui neppure i Barbari sono più ai confini, o, se ci sono, sono troppo decaduti per saper fare bene il loro mestiere, e noi qui, ad aspettarli inutilmente, mi rendo conto che persino tenere un blog diventa quasi inutile. 

Sarebbe meglio ingannare l’attesa cazzeggiando su Facebook, ma finirò per non farlo e ripartirò tentando di farmi passare questa malinconia, questa ombra sugli occhi. 
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